Skip to main content

Mese: Febbraio 2025

Imposta di successione e donazione per Società e Trust

Imposta di successione e donazione: le nuove regole per Società e Trust

Il D.lgs. 139/2024 ha introdotto importanti modifiche alla tassazione delle donazioni e successioni, con particolare impatto su trust, partecipazioni societarie e trasferimento di aziende. Di seguito, troverai le risposte alle domande più frequenti su queste nuove regole fiscali.

Come viene tassato un trust secondo la nuova normativa?

La normativa distingue tra tassazione globale (quando il disponente è residente in Italia, includendo tutti i beni) e tassazione limitata (quando il disponente risiede all’estero, coinvolgendo solo i beni situati in Italia). L’imposta è dovuta al momento del trasferimento definitivo ai beneficiari, che devono autoliquidarla entro 30 giorni.

Quali sono le novità per il pagamento anticipato delle imposte sui trust?

Ora è possibile versare l’imposta al momento del conferimento dei beni nel trust, calcolata in base al valore attuale e al rapporto tra disponente e beneficiari. Questa imposta è definitiva e non rimborsabile, anche in caso di mancato trasferimento dei beni.

Le nuove norme si applicano anche ai trust già esistenti?

Sì, la normativa si applica retroattivamente, garantendo parità di trattamento tra i trust già costituiti e quelli di nuova istituzione, offrendo nuove opportunità di pianificazione fiscale.

Come cambia la tassazione per il trasferimento di partecipazioni societarie e aziende?

Il decreto modifica l’articolo 3, comma 4-ter, del D.lgs. 346/1990, esentando da imposta i trasferimenti gratuiti di aziende e partecipazioni societarie a coniugi e discendenti, a condizione che:

L’attività d’impresa venga proseguita per almeno cinque anni nel caso di trasferimento di un’azienda.

Il controllo sulle partecipazioni sia acquisito e mantenuto per almeno cinque anni.

L’esenzione si applica solo alle società italiane?

No, l’esenzione include anche i trasferimenti di azioni e quote di società residenti nell’UE/SEE, alle stesse condizioni previste per le società italiane.

Un aumento di partecipazione di controllo beneficia dell’esenzione?

Sì, se un soggetto aumenta la propria partecipazione di controllo in una società di capitali, l’agevolazione fiscale rimane valida. Inoltre, non è necessario che la società eserciti un’attività imprenditoriale effettiva al momento del trasferimento.

Queste modifiche rendono essenziale una pianificazione fiscale attenta. Per approfondimenti e strategie personalizzate, è consigliabile consultare un consulente finanziario indipendente che si avvale della collaborazione di professionisti dedicati.

La Tassazione del “Collezionista Ibrido

La Tassazione del “collezionista ibrido”

Essere un collezionista oggi significa molto più che acquistare beni di valore per passione. La figura del “collezionista ibrido”, che unisce interesse culturale e finalità speculative, può trovarsi a dover affrontare questioni fiscali complesse. Con la giurisprudenza che evolve costantemente, comprendere le implicazioni legali e tributarie diventa essenziale. Di seguito, rispondiamo alle principali domande legate al tema, aiutandoti a navigare tra normativa, giurisprudenza e obblighi fiscali.

Chi è il “collezionista ibrido”?

Il “collezionista ibrido” è una figura che combina passione culturale e interesse speculativo. Acquista beni sia per il loro valore estetico e culturale sia con l’intento di trarne un profitto.

Quali sono le categorie di collezionisti secondo la giurisprudenza?

La giurisprudenza distingue tra:

  • Collezionista puro: Acquista solo per interesse estetico o culturale, senza finalità di lucro
  • Speculatore occasionale: Effettua vendite saltuarie con l’obiettivo di ottenere un guadagno
  • Imprenditore: Realizza transazioni abituali con finalità di lucro

Solo il reddito derivante dall’attività imprenditoriale è soggetto a tassazione e IVA.

Quali criteri determinano la classificazione di un collezionista?

La classificazione si basa su:

  • Frequenza e sistematicità delle transazioni
  • Durata del possesso dei beni
  • Finalità degli acquisti (culturale o speculativa)

Le operazioni regolari, numerose e di importi elevati, associate a un’ampia varietà di beni e soggetti coinvolti, possono far considerare un collezionista come un commerciante, rendendo l’attività fiscalmente rilevante.

Le operazioni occasionali sono tassabili?

Sì, le operazioni occasionali possono essere tassate come “redditi diversi”, a meno che non siano dovute a necessità economiche documentate. In questo caso, potrebbero essere esenti da tassazione.

Quando un collezionista è considerato commerciante?

Un collezionista rischia di essere considerato commerciante quando:

  • Le transazioni sono regolari e frequenti
  • I valori trattati sono elevati
  • Viene coinvolto un ampio numero di soggetti e beni di varia tipologia

In questi casi, il requisito dell’abitualità rende l’attività fiscalmente rilevante.

Come è cambiata la valutazione fiscale delle attività di un collezionista?

La giurisprudenza in passato analizzava la posizione complessiva del collezionista, considerando acquisti e vendite nel loro insieme, oltre ad attività intermedie come esposizioni e prestiti. Recentemente, però, si è passati a esaminare ogni singola operazione per determinarne la rilevanza fiscale.

Perché la nuova metodologia di analisi fiscale è più equa?

L’esame delle operazioni singole consente di distinguere meglio tra:

  • Comportamenti speculativi
  • Motivazioni culturali o di necessità economica

Questo approccio garantisce maggiore equità fiscale, adattandosi alle diverse situazioni dei collezionisti.

Conclusione

La figura del “collezionista ibrido” e le sue implicazioni fiscali richiedono attenzione e consapevolezza. Rivolgersi a un consulente finanziario indipendente aiuta a comprendere meglio le normative e a pianificare le proprie attività in modo conforme alla legge.

Fondo Pensione: cosa devi sapere in caso di fallimento

Fondo Pensione: cosa devi sapere in caso di fallimento

Il futuro previdenziale è un tema che desta sempre più preoccupazioni, soprattutto quando si parla di possibili crisi dei fondi pensione. In realtà, la normativa italiana tutela i risparmi degli iscritti, escludendo il fallimento come modalità di gestione di eventuali difficoltà economiche dei fondi.

Cosa succede se un fondo pensione va in crisi?

La legislazione italiana impedisce il fallimento di un fondo pensione. Qualora un fondo dovesse attraversare difficoltà economiche, si applicano procedure di amministrazione straordinaria o liquidazione coatta amministrativa, invece del fallimento.

Quale normativa garantisce la protezione dei risparmi in un fondo pensione?

L’articolo 15 del D.lgs. 5 dicembre 2005, n. 252 stabilisce che, in caso di crisi di un fondo pensione, si proceda con amministrazione straordinaria o liquidazione coatta. Questo significa che i contributi versati non rientrano nel patrimonio del fondo, ma rimangono di proprietà degli iscritti.

Perché i fondi pensione non possono “fallire” come una società tradizionale?

La normativa vieta espressamente il fallimento dei fondi pensione per garantire la sicurezza dei risparmi versati. Invece del fallimento, la legge prevede interventi di risanamento o, in casi estremi, di liquidazione coatta amministrativa, proprio per proteggere il patrimonio degli iscritti.

Cosa accade ai contributi se un fondo pensione chiude?

Se un fondo pensione viene chiuso, i contributi degli iscritti vengono trasferiti senza penalizzazioni a un altro fondo pensione, come avviene normalmente nel cambio di fondo. Questo assicura la continuità dell’investimento previdenziale senza perdite per gli iscritti.

Il fallimento di un fondo pensione può intaccare i miei risparmi?

No, i risparmi accumulati non vengono influenzati da un eventuale fallimento, proprio perché i contributi degli iscritti rimangono separati dal patrimonio del fondo e dalle sue eventuali attività di profitto. Questo garantisce la protezione del capitale versato.

Su cosa dovrei basare la scelta di un fondo pensione?

La decisione di aderire a un fondo pensione dovrebbe basarsi principalmente sui costi di gestione, sulle strategie di investimento proposte e sull’adeguatezza del fondo rispetto alle tue esigenze previdenziali, piuttosto che sul rischio di fallimento, che è escluso dalla normativa vigente.

Conclusione

Il timore di perdere i propri risparmi in caso di fallimento del fondo pensione non trova fondamento nella normativa italiana, che garantisce la tutela del capitale accumulato. Grazie a regole precise, eventuali crisi vengono gestite mediante procedure straordinarie che salvaguardano i contributi degli iscritti. Per questo, la priorità nella scelta di un fondo pensione dovrebbe riguardare le condizioni economiche, le politiche di investimento e i costi di gestione.

Fonte

Dazi e tariffe: il nuovo campo di battaglia dell’economia mondiale

Dazi e tariffe: il nuovo campo di battaglia dell’economia mondiale

La guerra commerciale in corso, con l’introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti e le contromisure adottate da Canada, Messico e Cina, avrà un impatto significativo su diversi settori economici. Alcuni comparti subiranno danni considerevoli, mentre altri potrebbero trarne vantaggio. Ecco un’analisi dettagliata dei settori più colpiti e di quelli che potrebbero beneficiarne.

Settori Danneggiati

Settore Automotive

  • I dazi su materie prime come l’acciaio e l’alluminio aumenteranno i costi di produzione per le case automobilistiche.
  • Le aziende che operano in Nord America (USA, Canada, Messico) sono particolarmente esposte, poiché la produzione di veicoli è fortemente integrata tra questi paesi.
  • Possibili aumenti dei prezzi per i consumatori e riduzione della competitività rispetto ai produttori asiatici ed europei.

Elettronica e Tecnologia

  • Le tariffe imposte dalla Cina su prodotti statunitensi come semiconduttori e componenti elettronici danneggeranno le aziende tech americane che dipendono dalle catene di fornitura cinesi.
  • Apple, Intel e altre big tech rischiano di vedere aumentare i costi di produzione o di dover delocalizzare.

Agroalimentare e Settore Agricolo

  • I dazi di ritorsione della Cina e del Messico colpiranno duramente gli agricoltori statunitensi, in particolare produttori di soia, mais, carne di maiale e latticini.
  • Il Canada ha imposto tariffe su beni agroalimentari come latticini e carne bovina, penalizzando le esportazioni USA.
  • Questo potrebbe ridurre la domanda per le esportazioni americane e far crollare i prezzi per i produttori.

Industria Aerospaziale

  • Boeing e altri produttori aerospaziali potrebbero essere colpiti dai dazi cinesi su componenti aeronautici, rendendo i loro aerei più costosi per i clienti stranieri.
  • La concorrenza di Airbus potrebbe avvantaggiarsi, dato che l’Europa non è direttamente coinvolta nella guerra dei dazi.

Retail e Moda

  • Le aziende che importano vestiti, scarpe e beni di consumo dalla Cina (come Nike, Adidas e Walmart) vedranno aumentare i costi e potrebbero scaricare il rincaro sui consumatori.
  • La crescita dei prezzi potrebbe ridurre la domanda e rallentare le vendite nel settore retail.

Settori Avvantaggiati

Produzione di Acciaio e Alluminio negli USA

  • I produttori americani di acciaio (come US Steel e Nucor) beneficeranno della riduzione della concorrenza estera e dell’aumento dei prezzi sul mercato interno.
  • Tuttavia, le industrie che usano acciaio (come il settore automobilistico e l’edilizia) potrebbero soffrire per i costi più elevati.

Industria della Difesa

  • La tensione geopolitica potrebbe spingere gli investimenti nella difesa, favorendo aziende come Lockheed Martin, Northrop Grumman e Raytheon.
  • Inoltre, le restrizioni sulle importazioni dalla Cina potrebbero incentivare il “Made in USA” per componenti critici.

Settore Minerario ed Estrattivo

  • L’aumento delle tariffe potrebbe incentivare l’estrazione interna di minerali strategici come il litio e le terre rare, di cui la Cina è uno dei principali fornitori mondiali.
  • Paesi come Australia e Canada potrebbero trarre vantaggio da una maggiore domanda di materie prime non cinesi.

Settore Energetico (Petrolio e Gas)

  • Il Messico ha imposto dazi sul petrolio americano, ma gli USA potrebbero compensare esportando più greggio e gas liquefatto (LNG) verso l’Europa e l’Asia.
  • I produttori di energia rinnovabile potrebbero vedere maggiori incentivi governativi per ridurre la dipendenza dalle importazioni cinesi di componenti per pannelli solari e turbine eoliche.

Industria della Logistica e Trasporti Interni

  • Se le catene di approvvigionamento globali verranno modificate, le aziende logistiche negli Stati Uniti potrebbero trarre beneficio da un aumento della produzione interna e dalla necessità di nuovi trasporti via terra.

Conclusione

Mentre alcuni settori, come l’automotive, l’agroalimentare e la tecnologia, subiranno danni considerevoli dalla guerra commerciale, altri, come la produzione di acciaio, l’industria della difesa e il settore minerario, potrebbero beneficiare dalle misure protezionistiche. L’incertezza e la volatilità rimangono alte, e l’evoluzione di questa disputa sarà cruciale per determinare l’impatto complessivo sull’economia globale.Un consulente finanziario indipendente può offrire una prospettiva oggettiva, aiutando a tradurre le esperienze passate in scelte più razionali e consapevoli per il futuro.

L'incanto dell'interesse composto

L’incanto dell’interesse composto: come funziona e perché è importante

L’interesse composto è una delle forze più potenti negli investimenti finanziari. Comprenderne il funzionamento e l’importanza può fare la differenza tra una crescita solida del capitale e scelte finanziarie meno efficienti. In questa sezione, rispondiamo alle domande più comuni su questo tema.

Cos’è l’interesse composto e perché è così importante negli investimenti?

L’interesse composto è il meccanismo per cui gli interessi maturati su un capitale vengono reinvestiti, generando a loro volta nuovi interessi. Questo porta a una crescita esponenziale del capitale nel tempo, rendendolo un elemento chiave per chi desidera massimizzare i rendimenti nel lungo periodo.

Perché un rendimento composto è più vantaggioso di un tasso fisso?

A differenza di un tasso fisso, che applica gli interessi solo sul capitale iniziale, il rendimento composto reinveste gli interessi maturati. Questo processo accelera la crescita dell’investimento, rendendolo più redditizio nel lungo termine.

Quali lezioni possiamo imparare dalle crisi finanziarie riguardo agli investimenti?

Le crisi finanziarie, come quella del 2008 o la pandemia del 2020, dimostrano che disinvestire in momenti di panico può compromettere i guadagni futuri. Chi mantiene i propri investimenti riesce spesso a recuperare le perdite e ottenere rendimenti superiori nel tempo.

Perché le azioni offrono rendimenti più alti rispetto alle obbligazioni o alla liquidità

Nel lungo periodo, le azioni tendono a offrire rendimenti più elevati rispetto alle obbligazioni o alla liquidità. Tuttavia, ciò è possibile solo per chi adotta una strategia coerente e riesce a resistere alle fluttuazioni di breve termine, permettendo la crescita del capitale e il reinvestimento continuo dei guadagni.

Come evitare decisioni impulsive negli investimenti?

Investire con successo richiede pazienza e disciplina. È fondamentale mantenere una visione chiara degli obiettivi e non lasciarsi influenzare dall’emotività, evitando reazioni impulsive che potrebbero compromettere il rendimento finale.

Qual è la chiave per sfruttare al meglio l’interesse composto?

La costanza è essenziale: più a lungo un capitale rimane investito, maggiori saranno i benefici dell’interesse composto. Evitare prelievi inutili e mantenere un orizzonte temporale di lungo termine permette di massimizzare il potenziale di crescita del proprio investimento.

Investire con consapevolezza e sfruttare i vantaggi dell’interesse composto può portare a risultati sorprendenti. Un consulente finanziario indipendente può offrire una prospettiva oggettiva, aiutando a tradurre le esperienze passate in scelte più razionali e consapevoli per il futuro.

Il codice Lei: cos’è e a cosa serve

Il codice Lei: cos’è e a cosa serve

Il codice LEI (Legal Entity Identifier) è un identificativo univoco indispensabile per specifiche categorie di persone giuridiche che operano sui mercati finanziari. La sua introduzione risponde all’esigenza di rendere più trasparente e sicura l’attività di compravendita di strumenti finanziari, consentendo alle autorità e agli operatori di risalire in modo chiaro al soggetto che effettua le transazioni.

Che cos’è il codice LEI e a cosa serve?

Il codice LEI (Legal Entity Identifier) è un identificativo univoco obbligatorio per le persone giuridiche che effettuano transazioni di strumenti finanziari, come ad esempio azioni, obbligazioni, warrant, titoli di Stato e derivati. Serve a garantire la tracciabilità delle operazioni nei mercati finanziari, facilitando l’identificazione del soggetto che realizza la transazione.

Per chi è obbligatorio il codice LEI nel mercato finanziario?

Il codice LEI è obbligatorio per:

  • soggetti iscritti al Registro delle Imprese
  • filiali italiane di società estere
  • fondi di investimento gestiti da società iscritte al Registro Imprese
  • fondi pensione italiani
  • altri enti, tra cui Pubbliche Amministrazioni, Associazioni e Fondazioni

È richiesto il codice LEI anche alle persone fisiche che effettuano operazioni finanziarie?

No, non è obbligatorio per le persone fisiche neppure se realizzano transazioni di strumenti finanziari.

Quali informazioni contiene il codice LEI?

Il codice LEI racchiude vari dati, come:

  • Codice fiscale
  • Denominazione e indirizzo della sede legale
  • Forma giuridica
  • Informazioni sulla struttura societaria del richiedente

Perché gli intermediari finanziari richiedono il codice LEI?

Prima di procedere con operazioni nei mercati finanziari, come la compravendita di strumenti finanziari, gli intermediari (banche, SIM, SGR, ecc.) chiedono il codice LEI per verificare l’identità e la conformità normativa del soggetto coinvolto. È quindi uno strumento di trasparenza e sicurezza per il mercato.

Come posso richiedere il codice LEI per la mia società o ente?

Il codice LEI può essere richiesto:

  • Direttamente tramite il portale di InfoCamere dedicato al codice LEI
  • Per delega, affidando la procedura a un intermediario specializzato

Quanto dura il codice LEI e come si rinnova?

Il codice LEI ha una scadenza e deve essere rinnovato periodicamente. Ogni anno è necessario confermare o aggiornare i dati associati, affinché rimanga valido e possa continuare a essere utilizzato per le operazioni sui mercati finanziari.

Dove compare il codice LEI una volta attivato?

Una volta attivato, il codice LEI viene riportato anche nella visura camerale della società, consentendo così una consultazione immediata dei dati anagrafici e delle relative informazioni.

Conclusioni

Il codice LEI è uno strumento chiave per chi opera sui mercati finanziari in qualità di persona giuridica, poiché permette di identificare con chiarezza chi effettua transazioni di azioni, obbligazioni o altri titoli. L’obbligo di dotarsene, le modalità di richiesta e di rinnovo, oltre alla sua importanza per gli intermediari finanziari, rendono il codice LEI un elemento fondamentale in ottica di compliance e trasparenza. Per informazioni specifiche sulla tua situazione o se desideri un supporto professionale, contattami.

Fonte