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Tag: Educazione finanziaria

L'incanto dell'interesse composto

L’incanto dell’interesse composto: come funziona e perché è importante

L’interesse composto è una delle forze più potenti negli investimenti finanziari. Comprenderne il funzionamento e l’importanza può fare la differenza tra una crescita solida del capitale e scelte finanziarie meno efficienti. In questa sezione, rispondiamo alle domande più comuni su questo tema.

Cos’è l’interesse composto e perché è così importante negli investimenti?

L’interesse composto è il meccanismo per cui gli interessi maturati su un capitale vengono reinvestiti, generando a loro volta nuovi interessi. Questo porta a una crescita esponenziale del capitale nel tempo, rendendolo un elemento chiave per chi desidera massimizzare i rendimenti nel lungo periodo.

Perché un rendimento composto è più vantaggioso di un tasso fisso?

A differenza di un tasso fisso, che applica gli interessi solo sul capitale iniziale, il rendimento composto reinveste gli interessi maturati. Questo processo accelera la crescita dell’investimento, rendendolo più redditizio nel lungo termine.

Quali lezioni possiamo imparare dalle crisi finanziarie riguardo agli investimenti?

Le crisi finanziarie, come quella del 2008 o la pandemia del 2020, dimostrano che disinvestire in momenti di panico può compromettere i guadagni futuri. Chi mantiene i propri investimenti riesce spesso a recuperare le perdite e ottenere rendimenti superiori nel tempo.

Perché le azioni offrono rendimenti più alti rispetto alle obbligazioni o alla liquidità

Nel lungo periodo, le azioni tendono a offrire rendimenti più elevati rispetto alle obbligazioni o alla liquidità. Tuttavia, ciò è possibile solo per chi adotta una strategia coerente e riesce a resistere alle fluttuazioni di breve termine, permettendo la crescita del capitale e il reinvestimento continuo dei guadagni.

Come evitare decisioni impulsive negli investimenti?

Investire con successo richiede pazienza e disciplina. È fondamentale mantenere una visione chiara degli obiettivi e non lasciarsi influenzare dall’emotività, evitando reazioni impulsive che potrebbero compromettere il rendimento finale.

Qual è la chiave per sfruttare al meglio l’interesse composto?

La costanza è essenziale: più a lungo un capitale rimane investito, maggiori saranno i benefici dell’interesse composto. Evitare prelievi inutili e mantenere un orizzonte temporale di lungo termine permette di massimizzare il potenziale di crescita del proprio investimento.

Investire con consapevolezza e sfruttare i vantaggi dell’interesse composto può portare a risultati sorprendenti. Un consulente finanziario indipendente può offrire una prospettiva oggettiva, aiutando a tradurre le esperienze passate in scelte più razionali e consapevoli per il futuro.

La Bolla dei Tulipani (1637): L’ascesa e il crollo della prima bolla speculativa della storia

La Bolla dei Tulipani (1637): L’ascesa e il crollo della prima bolla speculativa della storia

La Bolla dei Tulipani del 1637 rappresenta uno degli episodi più affascinanti e istruttivi della storia economica. Questo fenomeno, spesso considerato la prima bolla speculativa documentata, avvenne nei Paesi Bassi nel XVII secolo, un periodo in cui la Repubblica olandese stava vivendo il suo “Secolo d’Oro”. Di seguito analizziamo come nacque, le dinamiche che portarono all’impennata dei prezzi, le cause del crollo e le lezioni che possiamo trarne oggi.

Origini della Bolla dei Tulipani

I tulipani furono introdotti nei Paesi Bassi alla fine del XVI secolo, provenienti dalla Turchia. Con il loro aspetto esotico e la difficoltà di coltivazione, questi fiori divennero rapidamente uno status symbol tra l’élite olandese. La crescente domanda per alcune varietà rare di tulipani, come il “Semper Augustus”, spinse i prezzi sempre più in alto.

La bolla ebbe origine in un contesto di prosperità economica: i Paesi Bassi erano il centro del commercio internazionale, con una classe mercantile benestante e un sistema finanziario avanzato. I tulipani divennero oggetto di speculazione, con mercanti, artigiani e persino contadini che cercavano di trarre profitto da questa nuova mania.

Le motivazioni dietro le quotazioni esorbitanti:

  • Esclusività e rarità: Le varietà più rare di tulipani, caratterizzate da colori unici e motivi particolari, erano incredibilmente difficili da coltivare, rendendole estremamente desiderabili.
  • Euforia collettiva: L’entusiasmo crescente attorno ai tulipani portò molte persone a investirci, nella convinzione che i prezzi sarebbero continuati a salire.
  • Speculazione a breve termine: Le compravendite si concentrarono sempre più sui contratti a termine, che permettevano di acquistare bulbi senza pagare immediatamente. Questo meccanismo ridusse il rischio percepito e incentivò l’azzardo speculativo.
  • Imitazione sociale: L’acquisto di tulipani divenne un fenomeno di moda e di status sociale, spingendo anche chi non aveva esperienza di mercati a partecipare.

L’impennata dei prezzi e la reazione della società

A metà degli anni 1630, i prezzi dei tulipani raggiunsero livelli stratosferici. Alcuni bulbi rari venivano scambiati per somme equivalenti al salario annuale di un artigiano o persino al valore di una casa di lusso. Questa euforia non si limitava alle classi alte: anche persone di modeste condizioni cercavano di arricchirsi rapidamente.

La società olandese iniziò ad adottare meccanismi sempre più complessi per facilitare il commercio, inclusi mercati dedicati e strumenti finanziari come i contratti futures. Tuttavia, questi stessi strumenti contribuirono a gonfiare ulteriormente la bolla, aumentando l’instabilità.

Lo scoppio della bolla

Nel febbraio 1637, la fiducia nel mercato si incrinò. Un’asta di tulipani si concluse senza acquirenti, scatenando il panico. Gli investitori iniziarono a liquidare i bulbi, causando un crollo dei prezzi. In poche settimane, il valore dei tulipani crollò fino al 90%, lasciando molti in rovina.

Le cause principali dello scoppio includono:

  • Esaurimento della domanda: I prezzi erano diventati così alti da scoraggiare nuovi acquirenti.
  • Paura collettiva: La perdita di fiducia si propagò rapidamente, amplificando il panico.
  • Speculazione insostenibile: Molti contratti futures erano basati su aspettative irrealistiche.

Implicazioni sociali e finanziarie

Il crollo ebbe effetti devastanti su molti investitori, ma le conseguenze sull’economia olandese nel suo complesso furono limitate. Questo perché la maggior parte delle transazioni speculative riguardava una piccola parte della popolazione. Tuttavia, l’episodio lasciò un segno nella cultura olandese, diventando un ammonimento contro l’eccesso di avidità e speculazione.

Come riconoscere una bolla speculativa:

  • Euforia collettiva: Un entusiasmo irrazionale e diffuso per un particolare asset.
  • Valutazioni distaccate dai fondamentali: Prezzi che crescono molto più rapidamente del valore intrinseco dell’asset.
  • Afflusso di investitori inesperti: La partecipazione di persone senza competenze specifiche nel mercato.
  • Innovazioni finanziarie mal comprese: Strumenti o meccanismi che favoriscono il rischio speculativo.
  • Dipendenza da nuovi acquirenti: Prezzi sostenuti solo dalla crescita continua della domanda.

Gestire una bolla finanziariamente

  • Diversificare il portafoglio: Evitare di concentrare gli investimenti in un unico settore o asset.
  • Valutare i fondamentali: Assicurarsi che il prezzo sia giustificato da dati economici solidi.
  • Evitare l’effetto gregge: Non seguire ciecamente le tendenze di mercato.
  • Stabilire limiti di perdita: Imporre soglie oltre le quali disinvestire per minimizzare le perdite.
  • Mantenere una visione di lungo termine: Evitare di investire basandosi esclusivamente sulle fluttuazioni a breve termine.

Conclusione

La Bolla dei Tulipani rimane una lezione universale sul pericolo della speculazione e delle euforie collettive. Comprendere i segnali di una bolla e adottare un approccio razionale agli investimenti sono strumenti essenziali per proteggere il proprio patrimonio e prendere decisioni finanziarie oculate.

Perché il ‘fai da te’ negli investimenti spesso porta a risultati inferiori: l’analisi dei numeri

Perché il ‘fai da te’ negli investimenti spesso porta a risultati inferiori: l’analisi dei numeri

Quando si parla di investimenti, molti si affidano all’intuito o alle proprie conoscenze ritenendo di poter competere con i professionisti del settore. Eppure, numerosi studi – fra cui quelli condotti da Dalbar Inc. e JP Morgan – mostrano come l’investitore “fai-da-te” tenda a ottenere risultati significativamente inferiori rispetto a chi adotta strategie più strutturate.

Perché investire “fai-da-te” può portare a rendimenti inferiori nel lungo periodo?

Secondo un’analisi di Dalbar Inc. e di JP Morgan, l’investitore fai-da-te negli Stati Uniti ha ottenuto un rendimento annualizzato medio del 3,6% negli ultimi 20 anni. Sebbene questo dato superi l’inflazione media (2,2%), risulta più basso rispetto a strategie semplici come un portafoglio bilanciato 60/40 tra azioni e obbligazioni (7,4% annuo) o l’investimento nell’S&P 500 (fino al 9,4% annuo).

Quali sono i confronti di rendimento sulle diverse strategie d’investimento?

  • Fai-da-te: 3,6% annuo
  • Portafoglio bilanciato 60/40 (azioni/obbligazioni): 7,4% annuo
  • Investimento nel solo S&P 500: 9,4% annuo

I dati mostrano che, anche guardando a orizzonti di 30 anni, il risultato dell’investitore non professionista resta significativamente inferiore rispetto a strategie passive e a indici di riferimento.

Cosa causa il divario di rendimento tra chi fa da sé e chi usa strategie strutturate?

Il “gap di rendimento” è dovuto a diversi fattori:

  • Errori psicologici, come l’eccesso di fiducia e la paura irrazionale che spingono a comprare o vendere nei momenti meno opportuni.
  • Dinamiche oggettive del mercato: solo l’1,3% delle azioni ha generato la maggior parte della ricchezza globale tra il 1990 e il 2018, mentre gran parte dei titoli ha avuto rendimenti inferiori ai titoli di Stato.

Perché scegliere singoli titoli può essere rischioso?

Concentrarsi su singole azioni aumenta la probabilità di sottoperformare gli indici, poiché la maggioranza dei titoli non offre rendimenti all’altezza delle aspettative. Al contrario, una strategia diversificata – come l’investimento in un paniere più ampio o in ETF che replicano indici – riduce il rischio di mancare le poche azioni che effettivamente trainano il mercato.

In che modo un consulente finanziario indipendente può migliorare i rendimenti?

Un consulente finanziario indipendente aiuta a:

  • Limitare gli errori emotivi, guidando l’investitore in base a dati oggettivi e analisi mirate.
  • Strutturare un portafoglio bilanciato, che tenga conto delle esigenze e del profilo di rischio del cliente.
  • Evitare conflitti di interesse, poiché non è legato alla promozione di prodotti specifici.

Conclusioni

I numeri parlano chiaro: affidarsi a un approccio fai-da-te potrebbe sembrare conveniente, ma spesso porta a rendimenti più bassi sul lungo periodo. L’aiuto di un professionista – in particolare di un consulente finanziario indipendente – permette di adottare strategie più efficaci e di minimizzare gli errori determinati da emotività e scarsa conoscenza. Per informazioni su come strutturare un piano di investimento solido e duraturo, contattami.

Educazione finanziaria: ancora tanta strada da percorrere per gli italiani

Educazione finanziaria: ancora tanta strada da percorrere per gli italiani

L’alfabetizzazione finanziaria è un tema sempre più rilevante, poiché la capacità di comprendere e gestire i propri soldi influisce direttamente sul benessere individuale e collettivo. Tuttavia, i dati in Italia mostrano che c’è ancora molto da fare: l’Edufin Index 2024 ha rilevato un livello di conoscenza finanziaria ancora insufficiente, con divari generazionali, di genere e territoriali. Le famiglie svolgono un ruolo centrale, ma non basta: servono interventi strutturali per migliorare la consapevolezza finanziaria a livello nazionale.

Qual è lo stato attuale dell’educazione finanziaria in Italia secondo l’Edufin Index 2024?

Secondo l’Edufin Index 2024, che è frutto di una ricerca condotta su 4.000 italiani dall’Osservatorio promosso da Alleanza Assicurazioni e SDA Bocconi, l’alfabetizzazione finanziaria in Italia ha raggiunto un punteggio di 56 su 100, evidenziando che solo il 40% della popolazione raggiunge la sufficienza. Questo rappresenta un calo rispetto al 41% registrato nel 2023.

Perché si parla di un aumento dell’analfabetismo finanziario?

L’indagine rivela che l’analfabetismo finanziario, cioè la completa mancanza di conoscenze in materia, è aumentato al 12%, tornando ai livelli del 2022. Questo dopo un apparente miglioramento registrato durante la pandemia, periodo in cui probabilmente c’era maggiore attenzione al tema della gestione del denaro.

Quali tendenze si osservano nel 2024 rispetto alle decisioni di investimento?

Nel 2024, l’Edufin Index mostra una stabilizzazione generale, ma con un lieve peggioramento nella capacità di prendere decisioni sugli investimenti e sulle scelte finanziarie. Ciò sottolinea la necessità di rafforzare ulteriormente le competenze di base in materia di gestione dei risparmi e pianificazione.

In che modo si manifestano le disparità demografiche?

Le disparità emergono in diversi ambiti:

  • Genere: gli uomini ottengono un punteggio medio di 58, mentre le donne si fermano a 53.
  • Età: la fascia 45-64 anni presenta una maggiore alfabetizzazione rispetto ai più giovani (18-24 anni).
  • Area geografica: nel Nord-Est i punteggi sono più alti rispetto al Sud Italia, con uno scarto di circa quattro punti.

Come si posiziona la Generazione Z nei dati sull’educazione finanziaria?

Pur non raggiungendo la sufficienza, la Gen Z (18-24 anni) mostra un livello di “socializzazione finanziaria” più alto (60) rispetto ai Baby Boomers (55). Ciò significa che i giovani di oggi hanno un maggiore coinvolgimento in discussioni e informazioni su temi finanziari, anche se l’esperienza pratica rimane simile a quella delle generazioni precedenti. Inoltre, il 77% di loro inizia a gestire il denaro prima dei 18 anni.

Qual è il ruolo della famiglia nell’educazione finanziaria dei giovani?

Il contesto familiare si rivela decisivo:

  • Figli di genitori laureati e con professioni legate alla gestione del denaro ottengono punteggi Edufin Index più alti.
  • Chi ha genitori senza diploma o con minori competenze finanziarie registra punteggi mediamente più bassi (45 contro 53).

Perché istruzione e professione dei genitori sono così rilevanti?

La professione e il livello di istruzione dei genitori impattano sui punteggi dell’Edufin Index: se i genitori hanno competenze finanziarie o un titolo di studio avanzato, è più probabile che trasmettano tali conoscenze ai figli. Questo contribuisce a costruire una base più solida di consapevolezza finanziaria fin dall’adolescenza.

Quali sono le possibili azioni per migliorare l’alfabetizzazione finanziaria in Italia?

I dati raccolti sottolineano l’importanza di interventi strutturali. Questo significa:

  • Programmi di educazione finanziaria nelle scuole.
  • Formazione continua per le famiglie e per chi già lavora, così da colmare i gap di competenze.
  • Maggior attenzione ai giovani, per fare in modo che inizino a gestire il denaro con sicurezza fin dai primi passi.

Conclusioni

L’Edufin Index 2024 conferma che l’italiano medio fatica ancora a raggiungere una buona padronanza degli strumenti e delle nozioni finanziarie di base. Il problema riguarda diversi ambiti – demografico, generazionale e di genere – ma le nuove generazioni mostrano segnali incoraggianti di maggiore “socializzazione finanziaria”. Resta fondamentale il ruolo delle famiglie, così come l’impegno di scuola e istituzioni nel favorire una maggiore consapevolezza e capacità di pianificazione finanziaria.

Fonte

Educazione finanziaria: investire con obiettivi chiari è la chiave del successo

Educazione finanziaria: investire con obiettivi chiari è la chiave del successo

Investire in modo efficace richiede non solo risorse finanziarie, ma anche competenze e strategie ben definite. Secondo uno studio condotto da Allianz su oltre 7.000 persone in sette Paesi, l’educazione finanziaria riveste un ruolo fondamentale per ottenere rendimenti migliori.

In che modo l’educazione finanziaria influisce sui rendimenti degli investimenti?

Uno studio condotto da Allianz (su un campione di oltre 7.000 persone in sette Paesi) ha suddiviso i partecipanti in tre gruppi in base alle loro conoscenze finanziarie (basse, medie, alte). I test vertevano su concetti chiave come tassi di interesse, inflazione e diversificazione. Analizzando i risultati, gli analisti hanno elaborato portafogli-tipo per ogni livello di competenza, tenendo conto dei contesti economici locali e dei trend di mercato degli ultimi vent’anni. Ne è emerso che chi dispone di un’educazione finanziaria più solida tende a conseguire rendimenti mediamente più alti.

Perché chi ha competenze finanziarie elevate guadagna di più?

I dati mostrano che, in Italia, una famiglia con buone competenze finanziarie può guadagnare fino a 2.300 euro in più all’anno rispetto a chi ha conoscenze limitate. Ciò avviene perché chi possiede nozioni adeguate è più propenso a utilizzare strumenti diversificati (azioni, fondi, obbligazioni) e a cogliere opportunità di mercato, invece di lasciare il denaro fermo sul conto corrente.

Quali sono gli errori più comuni di chi ha scarse conoscenze finanziarie?

Lo studio Allianz evidenzia che chi non ha sufficienti competenze tende a:

  • Preferire il contante o a mantenere i risparmi fermi in conto corrente.
  • Perdere opportunità di guadagno date da strumenti più performanti, come azioni e fondi.
  • Sottovalutare l’importanza di diversificare e di seguire un piano di investimento orientato al medio-lungo periodo.

Come migliorare la gestione delle proprie risorse finanziarie?

Per ottimizzare l’uso del proprio denaro, è essenziale:

  • Definire obiettivi specifici, ad esempio l’acquisto di una casa, la pianificazione della pensione o altre necessità personali.
  • Assegnare risorse dedicate a ciascun traguardo finanziario, evitando sprechi e ottenendo rendimenti migliori.
  • Approfondire le competenze, sfruttando corsi, letture e consulenze mirate per restare aggiornati sui principali concetti economico-finanziari.

Perché affidarsi a un consulente finanziario indipendente?

Un consulente finanziario indipendente può aiutarti a:

  • Personalizzare le strategie di investimento in base alle tue esigenze.
  • Elaborare piani che tengano conto dei tuoi obiettivi a breve, medio e lungo termine.
  • Evitare conflitti di interesse, proponendo soluzioni studiate esclusivamente per il tuo profilo, senza pressioni commerciali da parte di banche o altri intermediari.

Conclusioni

La ricerca di Allianz dimostra che l’educazione finanziaria può fare la differenza nei rendimenti ottenuti sui propri investimenti. Investire con obiettivi chiari, diversificando e pianificando in modo strategico, permette di incrementare le probabilità di successo. Se desideri un supporto professionale e imparziale, contattami.

Truffe Online: Come Difendersi dalle Nuove Strategie di Inganno

Truffe online: come difendersi dalle nuove strategie di inganno

Con l’avanzamento dell’intelligenza artificiale e l’emergere di tecniche come i deep fake, le frodi digitali stanno diventando sempre più sofisticate. Queste includono falsificazioni realistiche, come finte videochiamate su piattaforme come WhatsApp, e altre forme di raggiri finanziari. Qui forniamo alcuni consigli pratici per riconoscere e prevenire frodi digitali, con particolare attenzione ai rischi legati al settore finanziario.

Che cos’è un deep fake e come può essere utilizzato nelle frodi online?

Un deep fake è una tecnica basata sull’intelligenza artificiale che consente di creare contenuti audiovisivi falsi, ma altamente realistici. Può essere usata per simulare videochiamate o messaggi apparentemente autentici, rendendo difficile distinguere tra realtà e falsificazione.

Come posso verificare una comunicazione ricevuta da una banca o un ente?

Non agire impulsivamente. Se ricevi una comunicazione sospetta:

  • Prenditi il tempo necessario per verificare la fonte.
  • Contatta direttamente l’ente o la banca utilizzando i contatti ufficiali disponibili sui loro siti web.
  • Evita di rispondere o cliccare su link provenienti da email o messaggi non verificati.

Quali sono i rischi legati al multitasking digitale?

Gestire simultaneamente molteplici strumenti digitali può aumentare il rischio di cadere vittima di frodi. Un’eccessiva fiducia nelle proprie capacità multitasking può portare a distrazioni e a un minore controllo sulla sicurezza dei dati personali.

Perché gli anziani possono offrire un buon esempio contro le frodi online?

Gli anziani, spesso percepiti come più vulnerabili, tendono a dimostrare una sana diffidenza verso la tecnologia. Questo approccio cauto può essere utile per riconoscere e contrastare tentativi di raggiro, come richieste di informazioni o offerte sospette.

Come riconoscere offerte di investimento fraudolente?

Diffida di promesse di guadagni facili e veloci, specialmente se promosse via chat o social media da individui che sembrano affidabili. Molti investitori sono stati truffati da tali offerte ingannevoli. Verifica sempre le proposte con il supporto di un consulente finanziario indipendente.

Cosa fare se si riceve un link sospetto via email o SMS?

  • Non cliccare sul link.
  • Verifica l’identità del mittente, controllando l’indirizzo email o il numero di telefono.
  • Se il messaggio sembra provenire da una banca o da un’azienda, contatta direttamente il servizio clienti utilizzando i canali ufficiali.

Che cos’è lo spoofing e come difendersi?

Lo spoofing è una tecnica che simula numeri di telefono o email autentici per ingannare la vittima. Ad esempio:

  • I falsi dipendenti bancari possono chiamarti da numeri apparentemente reali.
  • Ricorda che i numeri verdi delle banche non effettuano chiamate attive.

Se ricevi una chiamata sospetta, chiudi immediatamente e contatta la banca per confermare.

È meglio utilizzare bonifici ordinari o istantanei?

Si consiglia di preferire bonifici ordinari, poiché offrono un margine di intervento in caso di errore o transazione fraudolenta. I bonifici istantanei, invece, non possono essere annullati una volta effettuati.

Qual è il miglior approccio per prevenire frodi online?

Agire con attenzione e diffidenza è la chiave. Verifica sempre l’identità di chi ti contatta, evita comportamenti impulsivi e adotta strumenti di protezione, come l’autenticazione a due fattori per i tuoi account online.

Conclusione

La consapevolezza è il primo passo per proteggersi dalle frodi digitali. Rimani vigile, diffida delle offerte troppo belle per essere vere e verifica sempre le comunicazioni sospette. Se hai dubbi, affidati a un esperto per una consulenza personalizzata.

Fonte

Il risparmiatore consapevole: come analizzare le proposte di investimento della tua banca

Valutare le proposte di investimento può essere complesso, soprattutto per chi non ha familiarità con i mercati finanziari. È fondamentale avere una strategia chiara e strumenti adeguati per distinguere tra le opzioni disponibili e scegliere quelle più adatte alle proprie esigenze. Qui trovi una lista di argomenti da considerare. Conoscere queste informazioni ti aiuterà a prendere decisioni informate e a gestire i tuoi risparmi con maggiore sicurezza. Ricorda: il supporto di un consulente finanziario indipendente è essenziale per ottenere una visione imparziale e personalizzata. Per maggiori informazioni contattami

Quali obiettivi devo considerare prima di investire?

Definire gli obiettivi finanziari è il primo passo per valutare un investimento. Bisogna stabilire priorità, scadenze e valori da raggiungere. Ad esempio, chiediti: vuoi proteggere il capitale, ottenere un reddito regolare o far crescere il tuo patrimonio a lungo termine? L’orizzonte temporale e le esigenze specifiche guideranno la scelta delle proposte di investimento.

Come calcolo la mia capacità di risparmio?

Sapere quanto puoi risparmiare annualmente è cruciale per pianificare correttamente gli investimenti. Valuta le tue entrate, spese e eventuali imprevisti per determinare la somma destinabile agli investimenti senza compromettere la tua sicurezza finanziaria.

Perché è importante condividere i miei obiettivi con un consulente finanziario indipendente?

Condividere informazioni sui tuoi obiettivi finanziari e la tua propensione al rischio permette al consulente di offrirti soluzioni mirate. Questo aiuta a evitare proposte standardizzate e a creare un portafoglio personalizzato che rispecchi le tue esigenze.

Come riduco i rischi attraverso la diversificazione?

La diversificazione del portafoglio è una strategia fondamentale per ridurre i rischi. Ad esempio, un portafoglio ben bilanciato potrebbe includere azioni per obiettivi a lungo termine e obbligazioni o strumenti monetari per necessità a breve termine. Questo approccio protegge il tuo patrimonio da fluttuazioni improvvise.

Quanto sono importanti i costi associati agli investimenti?

I costi, come le commissioni, possono avere un impatto significativo sui rendimenti. È essenziale comprendere tutte le spese associate agli strumenti finanziari per evitare sorprese e valutare se il rendimento netto giustifica tali costi.

Come posso valutare le performance di un investimento?

Confrontare i rendimenti di un investimento con un benchmark o un ETF è un modo efficace per capire il valore della gestione attiva. Ad esempio, se un fondo gestito attivamente non supera costantemente un ETF simile, potrebbe non valere i costi aggiuntivi.

Perché diffidare di rendimenti elevati e garantiti?

Le promesse di rendimenti elevati e garantiti spesso nascondono rischi altrettanto alti o, nei peggiori casi, truffe. Un investimento realistico tiene conto del rapporto rischio/rendimento e offre una prospettiva trasparente.

Quanto è importante la liquidità di un investimento?

La liquidità indica quanto velocemente puoi convertire un investimento in denaro. Per esigenze immediate, prediligi strumenti facilmente liquidabili, come fondi monetari o obbligazioni a breve termine, evitando prodotti con vincoli prolungati.

Cos’è il Key Information Document (KID) e perché richiederlo?

Il KID è un documento essenziale che fornisce informazioni chiave sugli strumenti finanziari, come costi, rischi e rendimenti potenziali. Richiedilo sempre per confrontare diverse opzioni in modo chiaro e trasparente.

Quando è utile richiedere una seconda opinione?

Una seconda opinione da un consulente finanziario indipendente può offrire una prospettiva imparziale, aiutandoti a confrontare le proposte di investimento e a scegliere quella più adatta alle tue esigenze.

Essere informati è il primo passo per investire con consapevolezza e sicurezza. Rivolgersi a un consulente finanziario indipendente ti garantisce il supporto necessario per navigare un mercato complesso e ottenere il massimo dai tuoi investimenti.

10 motivi per scegliere un consulente finanziario indipendente

“Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai.

Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio.

Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”

E’ forse una delle frasi più celebri del film Matrix (1999). Da un lato c’è il nostro mondo, così come lo conosciamo e lo viviamo, e dall’altro c’è un mondo, a noi sconosciuto, in grado di spiegarci più a fondo il funzionamento del nostro. 

Sebbene la similitudine con Matrix possa sembrare poco inerente, quando si tratta di gestire il proprio patrimonio, la scelta del consulente finanziario può fare la differenza. Aprire dunque gli occhi su ciò che fino adesso si è fatto e guardare ad un altro modo di gestire il proprio patrimonio.

La ricchezza degli italiani ammonta a quasi 5.600 miliardi di euro (dato 2023). Di questi, circa 840 miliardi sono gestiti con strumenti finanziari ed assicurativi dai consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede (ex promotori finanziari). 

Sebbene propongano solitamente soluzioni di investimento migliori rispetto ai loro colleghi bancari, è bene ricordare che sono professionisti remunerati in base alle masse gestite e ai prodotti collocati. Vivono cioè di provvigioni sui prodotti proposti ai propri clienti.

Più costoso è il prodotto sottoscritto dal cliente, maggiore sarà il loro guadagno.

La remunerazione, così concepita, genera inevitabilmente un conflitto di interessi tra loro ed il cliente. 

Ed è questo, forse, il motivo principale per cui solo il 23% degli 840 miliardi sopracitati, è rappresentato da strumenti finanziari definiti “risparmio amministrato”. Quelli cioè meno costosi per il cliente e meno redditizi per chi li propone.

Occorre evidenziare, che all’interno dei prodotti amministrati esiste una nicchia di strumenti finanziari rappresentata dai certificates (certificati). Oltre ad essere strumenti non adatti a tutti i risparmiatori e spesso venduti alla clientela in maniera indiscriminata, prevedono dei costi di sottoscrizione o collocamento a volte considerevoli. Costi non visibili o non percepiti dal sottoscrittore ma decisamente presenti.

Vediamo quindi 10 motivi per cui scegliere un consulente finanziario indipendente potrebbe rivelarsi una decisione migliore rispetto a un consulente finanziario abilitato all’offerta.

1. Indipendenza e assenza di conflitti di interesse

Perché scegliere un consulente finanziario indipendente?

I consulenti finanziari indipendenti operano senza avere rapporti con banche o reti commerciali e non hanno alcun interesse a collocare specifici strumenti finanziari. Questo consente loro di fornire consigli imparziali e personalizzati, basati esclusivamente sulle esigenze del cliente.

Un consulente finanziario indipendente potrà quindi consigliare lo strumento finanziario più efficiente disponibile sul mercato, senza essere limitato ai prodotti offerti da una singola banca.

Questo è possibile sia mantenendo i rapporti con la propria banca, sia scegliendo un diverso istituto che potrebbe anche offrire servizi e condizioni migliori.

2. Consulenza personalizzata e approccio su misura

Quali sono i vantaggi di rivolgersi ad un consulente finanziario indipendente?

Un consulente finanziario indipendente elabora un piano finanziario personalizzato in base alle esigenze e agli obiettivi specifici del cliente, senza essere vincolato a modelli standardizzati imposti da banche o reti. Scevro da budget, incentivi e pressioni commerciali.

Se il tuo obiettivo è per esempio risparmiare per l’università dei tuoi figli, un consulente finanziario indipendente analizzerà la tua situazione finanziaria e svilupperà un piano su misura per raggiungere questo specifico scopo. Ed invece di consigliarti un prodotto convenzionale che risulti più vantaggioso per lui che per te, potrà indicarti le soluzioni più efficienti e quasi certamente, meno costose.

3. Trasparenza delle tariffe

Come viene pagato un consulente finanziario indipendente?

I consulenti finanziari indipendenti offrono una struttura a parcella trasparente, generalmente basata su una tariffa oraria od una percentuale sugli asset gestiti anziché su commissioni derivanti dalla promozione di prodotti finanziari.

Con un consulente finanziario indipendente, conoscerai esattamente il costo dei servizi, senza spiacevoli sorprese o spese aggiuntive legate alla promozione di specifici prodotti finanziari che spesso, e non troppo casualmente, si rivelano i più costosi per te e di conseguenza, i più redditizi per chi li propone. 

Il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede (ex promotore finanziario) è a tutti gli effetti equiparato ad un agente di commercio. Promuove quindi i prodotti collocati o distribuiti dalla banca o dalla rete per cui lavora. Tutto legato a provvigioni (front fee e management fee), budget ed incentivi. Tutte forme di remunerazione, più o meno trasparenti, che sarai tu a pagare, anche se spesso non ne sei consapevole.

A tal proposito, ricorda di leggere sempre con attenzione il Rendiconto degli oneri e dei costi che il tuo intermediario (banca o sim) deve obbligatoriamente inviare entro il 30 aprile di ogni anno. Sebbene il documento sia piuttosto nebuloso e non di facile lettura, potrai scoprire il reale costo dei tuoi investimenti e, soprattutto, che non esiste alcun pasto gratuito. Soprattutto nel mondo della finanza.

4. Libertà di scelta e ampiezza di opzioni

Quali strumenti finanziari consiglia un consulente finanziario indipendente?

Non esiste lo strumento ideale né quello adatto per tutti. Occorre comprendere le esigenze e gli obiettivi del cliente. In generale, comunque, i consulenti finanziari indipendenti possono consigliare tutti gli strumenti finanziari, fatto salva qualche particolare eccezione ed evitando quelli più costosi o, più precisamente, meno efficienti. In questo modo offre la possibilità di creare un valido portafoglio e soprattutto personalizzato. 

Un consulente finanziario indipendente potrà raccomandare, per esempio, ETP (Exchange Traded Products), singoli titoli azionari, obbligazioni governative, corporate e high yeld, certificati e, seppur più raramente, alcuni fondi comuni d’investimento di diritto italiano ed estero ed alcuni strumenti assicurativi. Inoltre, può fornire consulenza su investimenti immobiliari o alternativi, selezionando quelli che meglio si adattano alle tue necessità, desideri ed obiettivi.

È bene evidenziare che il consulente finanziario indipendente non vende prodotti ma offre consulenza.

5. Focus sulla pianificazione a lungo termine

Come pianificare a lungo termine con un consulente finanziario indipendente?

I consulenti finanziari indipendenti non rispondono solo a specifiche esigenze di breve periodo ma anche, e soprattutto, a quelle legate ad una pianificazione finanziaria di lungo termine, supportando i clienti nel raggiungimento di obiettivi come per esempio la pensione, l’acquisto di una casa, l’istruzione dei figli o la gestione del rischio familiare.

Un consulente finanziario indipendente potrà sviluppare un piano dettagliato che includa risparmio, investimenti, assicurazioni, immobili, strategie di ottimizzazione fiscale e pianificazione successoria, garantendo così una sicurezza finanziaria di lungo termine. 

Un processo che parte necessariamente da un’approfondita analisi della situazione patrimoniale esistente, unita alle esigenze e agli obiettivi del cliente. Solo dopo aver focalizzato quegli aspetti che incidono sulla vita personale e della propria famiglia, potrà essere elaborato un piano finanziario che accompagni le varie fasi dell’esistenza del cliente e che si evolvi continuamente seguendo gli eventi che caratterizzeranno il trascorrere della vita familiare. Anche in caso di imprevisti.

6. Visione globale del patrimonio

Quale visione deI patrimonio hanno i consulenti finanziari indipendenti?

I consulenti finanziari indipendenti hanno una visione globale del patrimonio del cliente. Possono gestire l’intero portafoglio finanziario anche se detenuto in più banche, garantendo così la corretta diversificazione nel suo complesso senza il rischio di sovraesposizione in determinate asset class, di concentrazione del rischio o di emittente. Questo permette di seguire un’unica strategia armoniosa, finalizzata al raggiungimento degli obiettivi del cliente. 

Ad esempio, un consulente finanziario indipendente potrebbe consigliare uno strumento finanziario per recuperare delle minusvalenze che hai maturato in una banca, modificando l’asset allocation nelle altre banche per mantenere equilibrata la strategia di investimento iniziale. Questo è possibile solo perché ha una visione totale del tuo portafoglio. Inoltre, il consulente finanziario indipendente, tiene in considerazione anche i tuoi asset non finanziari. Tutto finalizzato alla gestione totale del tuo patrimonio.

7. Maggiore fiducia e relazione personale

Come trovare un consulente finanziario indipendente di fiducia?

Costruire una relazione di fiducia è fondamentale. I consulenti finanziari indipendenti lavorano a stretto contatto con i propri clienti, offrendo un servizio personalizzato e creando relazioni durature basate sulla fiducia, sulla professionalità e l’imparzialità. 

Avendo un numero inferiore di clienti rispetto ai consulenti di banche e reti (ex promotori finanziari) o di un dipendente di banca, un consulente finanziario indipendente può dedicare più tempo e attenzione a ciascun cliente, garantendo un supporto più approfondito e mirato. I consulenti finanziari indipendenti puoi trovarli nella sezione dei Consulenti Finanziari Autonomi (o Indipendenti) consultabile sull’Albo vigilato dall’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei Consulenti Finanziari (in breve OCF). Verifica la sua professionalità, il suo percorso formativo e le sue eventuali certificazioni.

8. Adattabilità e flessibilità

I consulenti finanziari indipendenti sono flessibili?

I consulenti finanziari indipendenti sono estremamente flessibili nel rispondere alle esigenze in evoluzione dei clienti, adattando le strategie di investimento e pianificazione in base alle circostanze personali e di mercato.

Se le tue circostanze cambiano, come per esempio una nuova opportunità di lavoro, un cambiamento familiare o un’eredità ricevuta, un consulente finanziario indipendente, non vincolato da budget o pressioni commerciali, può rapidamente rivedere e aggiornare il tuo piano finanziario affinché possa riflette al meglio le nuove condizioni.

9. Supporto nelle decisioni complesse

Come prendere decisioni finanziarie complesse?

Le decisioni finanziarie possono essere complicate, ma un consulente finanziario indipendente offre il supporto necessario per comprendere le varie opzioni disponibili e prendere decisioni informate.

Sia che tu debba pianificare la successione, gestire un’eredità o scegliere tra diversi investimenti, un consulente indipendente ti fornirà consulenza chiara e imparziale, aiutandoti a navigare attraverso le complessità finanziarie con sicurezza.

10. Servizi Integrati di pianificazione

Quali servizi offre un consulente finanziario indipendente?

Oltre alla gestione degli investimenti, i consulenti finanziari indipendenti offrono consulenze integrate che includono la gestione del rischio e la pianificazione assicurativa, la pianificazione fiscale, la pianificazione immobiliare, la gestione dei debiti, la pianificazione successoria oltre a consulenze per investimenti in arte, beni da collezione e di lusso o metalli preziosi.

Un consulente finanziario indipendente può per esempio aiutarti a ottimizzare la tua situazione fiscale, gestire il patrimonio familiare e pianificare il passaggio di beni alla prossima generazione, fornendo un approccio olistico alla tua situazione finanziaria.

Conclusione

Fino a pochi anni fa, il termine “consulente finanziario” era poco conosciuto. Esisteva il promotore finanziario, ovvero colui che promuoveva prodotti e servizi della banca o della rete per cui lavorava. Dal 2018, questa definizione è stata variata in “consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede”. 

Tuttavia, la struttura remunerativa per questa figura è rimasta invariata, basata cioè sulle provvigioni generate dai prodotti proposti, incentivi per collocare un prodotto piuttosto che un altro e premi per il raggiungimento di budget. Questi costi sono quasi sempre sostenuti dal cliente, spesso inconsapevole delle spese nascoste legate ai propri investimenti.

Sempre nel 2018 è stata riconosciuta dall’Albo dei Consulenti Finanziari (OCF) anche la figura del Consulente Finanziario Autonomo (o Indipendente).

Sebbene appartenenti allo stesso Albo e apparentemente simili, quella del Consulente Finanziario Abilitato all’Offerta Fuori Sede e del Consulente Finanziario Autonomo (o Indipendente) sono due professioni profondamente diverse tanto da essere divise in due sezioni dell’Albo ben distinte e separate.

A differenza dei consulenti legati a banche o reti, il consulente finanziario indipendente può offrire molti vantaggi, tra cui, forse i più importanti, trasparenza ed imparzialità. Un consulente finanziario indipendente è pagato direttamente da te con una parcella ben definita e chiara, senza costi nascosti, ma soprattutto lavora esclusivamente a tuo beneficio, senza conflitti di interesse con banche o compagnie assicurative e quindi senza pressioni commerciali.

Anche se da qualche tempo, alcune banche e reti, adottano un servizio di consulenza a pagamento, definita “evoluta”, si tratta di un servizio confinato nel perimetro dei prodotti collocati e distribuiti dalla banca. Un servizio ibrido che in alcuni casi, non fa altro che aumentare i costi per il cliente.

In definitiva, che tu voglia proteggere e valorizzare al meglio il tuo patrimonio oppure costruirne uno, con consigli imparziali e una strategia personalizzata, scegliere un consulente finanziario indipendente potrebbe essere la soluzione ideale per te.

Educazione Finanziaria a Scuola: Un’Iniziativa Apprezzata da Tutti

Educazione finanziaria a scuola: un’iniziativa apprezzata da tutti

La Legge 5 marzo 2024, n. 21 ha introdotto l’educazione finanziaria nei programmi scolastici italiani, integrandola nell’educazione civica per un totale di 33 ore annuali. Questo rappresenta un passo importante per migliorare le competenze finanziarie dei giovani e colmare il gap di alfabetizzazione finanziaria nel nostro Paese.

Che cos’è la Legge 5 marzo 2024, n. 21 e quali sono i suoi obiettivi?

La Legge 5 marzo 2024, n. 21 ha integrato l’educazione finanziaria nei programmi scolastici italiani come parte dell’educazione civica. L’obiettivo principale è fornire ai giovani competenze finanziarie di base e avanzate, aiutandoli a gestire consapevolmente le risorse economiche, comprendere i rischi e riconoscere le opportunità nel sistema economico.

Quante ore di educazione finanziaria sono previste nei programmi scolastici?

La legge prevede che le 33 ore annuali di educazione civica includano anche argomenti di educazione finanziaria. Questi saranno adattati all’età e al livello degli studenti.

Quali temi vengono trattati nell’educazione finanziaria per i più piccoli?

Per i bambini delle scuole primarie, i temi trattati includono:

  • La gestione della paghetta.
  • I concetti base di risparmio.
  • La protezione dalle truffe.

Quali argomenti di educazione finanziaria sono previsti per gli studenti delle scuole superiori?

Per i ragazzi delle scuole superiori, i temi si estendono a concetti più complessi, come:

  • Il rapporto rischio/rendimento.
  • I mercati finanziari e il loro funzionamento.
  • La gestione del denaro in situazioni più articolate.

Qual è l’opinione dei genitori sull’introduzione dell’educazione finanziaria nelle scuole?

Secondo un’indagine di Alleanza Assicurazioni e Bva Doxa:

  • L’80% dei genitori ritiene che l’educazione finanziaria possa avere un impatto positivo sui propri figli.
  • Solo il 12% dei genitori conosce bene la Legge 5 marzo 2024, mentre una parte significativa ha una conoscenza superficiale della normativa.

Cosa pensano gli insegnanti di questa iniziativa?

Anche gli insegnanti hanno accolto positivamente l’introduzione dell’educazione finanziaria nei programmi scolastici, riconoscendone l’importanza per preparare gli studenti ad affrontare le sfide economiche del futuro. Tuttavia, solo il 24% degli insegnanti conosce i dettagli della normativa.

Perché è importante l’educazione finanziaria nelle scuole?

L’educazione finanziaria è fondamentale per:

  • Ridurre il gap di alfabetizzazione finanziaria in Italia.
  • Preparare i giovani a prendere decisioni economiche consapevoli.
  • Promuovere una cultura finanziaria che favorisca la sicurezza economica a lungo termine.

Conclusione

L’introduzione dell’educazione finanziaria nei programmi scolastici rappresenta un passo importante per il futuro delle giovani generazioni. Sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare per aumentarne la conoscenza tra genitori e insegnanti, questa iniziativa offre una solida base per migliorare la consapevolezza economica e finanziaria dei cittadini italiani.

Fonte

L’ascesa della gestione passiva

Negli ultimi dieci anni, si è assistito a un marcato declino dei fondi a gestione attiva a favore della gestione passiva, come gli ETF e i fondi indicizzati. In particolare, negli Stati Uniti, le somme di denaro che confluiscono verso la gestione passiva hanno superato quelle destinate alla gestione attiva da diversi anni. In Europa, questa tendenza è meno evidente a causa di un sistema finanziario che rimane predominante bancario. Tuttavia, la maggior parte delle risorse finanziarie è ancora investita in fondi a gestione attiva, rappresentando circa l’80% del totale in Europa.

Il volume di gestione degli ETF ha mostrato una crescita costante ed esponenziale, raggiungendo i 6 trilioni di dollari a livello globale e i 1.000 miliardi di euro in Europa. In Italia, sulla piattaforma ETFPlus, si registrano giornalmente dai 20 ai 50 mila scambi di ETF. L’ammontare delle risorse investite su questo segmento è di circa 100 miliardi di euro. Il mercato della Borsa Italiana, essendo uno dei più significativi in Europa, compete con il mercato tedesco per il numero di contratti scambiati e per il volume degli scambi.

Tipologie di ETP (Exchange Traded Products)

Il termine “ETP” identifica un insieme di prodotti finanziari che condividono un obiettivo comune: replicare l’andamento di un indice di riferimento e essere negoziati in borsa. Tra questi, possiamo distinguere:

  • ETF (Exchange Traded Funds): Questi fondi sono simili ai fondi comuni di investimento e sono soggetti alla direttiva UCITS. Questa normativa impone limitazioni al gestore sui tipi di investimenti permessi, promuovendo la diversificazione del rischio e aumentando la sicurezza per l’investitore. Un altro vantaggio è che il patrimonio del fondo è tenuto separato da quello dell’ente emittente, proteggendo gli investitori in caso di insolvenza del gestore.
  • ETN (Exchange Traded Notes): Questi strumenti sono obbligazioni strutturate che possono replicare l’andamento di una varietà di asset, inclusi quelli più volatili o esotici. Un esempio specifico di ETN è l’ETC (Exchange Traded Commodity), che si focalizza sulle materie prime. A differenza degli ETF, gli ETN non sono vincolati dalla direttiva UCITS, il che permette una maggiore libertà di investimento, ma con minori garanzie per l’investitore, come nel caso di investimenti in criptovalute o l’uso di leve finanziarie elevate.

Gli ETF (Exchange Traded Funds)

Gli ETF sono strumenti di investimento che, simili ai fondi indicizzati, permettono agli investitori di esporsi a specifici indici di mercato, che possono essere geografici, settoriali, azionari o obbligazionari. Questi fondi replicano passivamente la composizione di un indice, aderendo strettamente al suo andamento e alle sue performance di rischio e rendimento. La loro distribuzione degli investimenti (asset allocation) è strettamente legata all’indice di riferimento che mirano a copiare.

A differenza dei fondi comuni di investimento tradizionali, che si comprano o vendono al valore netto di liquidazione calcolato alla fine della giornata, gli ETF offrono la flessibilità di essere acquistati e venduti come le azioni durante le ore di apertura del mercato. Questo consente agli investitori di operare in tempo reale, con la possibilità di conoscere e reagire al valore di mercato attuale attraverso un singolo ordine di acquisto o vendita.

Differenza tra NAV e prezzo

Il Net Asset Value (NAV) rappresenta il valore contabile di un fondo, calcolato come la differenza tra le attività e le passività. Questo valore viene aggiornato quotidianamente e espressa nella valuta di base del fondo.

Al contrario, il prezzo di mercato delle quote del fondo si forma nel mercato secondario attraverso l’interazione di domanda e offerta degli investitori e viene espresso nella valuta in cui le quote sono quotate.

È importante notare che il prezzo di mercato può non corrispondere al NAV del fondo. Non ci sono meccanismi automatici che garantiscano l’allineamento del prezzo di mercato al NAV nelle quote degli ETF, il che può portare a disallineamenti.

Questi disallineamenti rappresentano un rischio per l’investitore, il quale potrebbe trovarsi a comprare o vendere quote a un prezzo che non riflette il loro valore reale.

Un esempio di questo fenomeno si è verificato durante il crollo dei mercati a marzo 2020, in seguito alla pandemia di COVID-19. Durante questo periodo, alcuni ETF che investivano in classi di asset meno liquide, come i bond ad alto rendimento, hanno registrato quotazioni significativamente inferiori rispetto al loro NAV.

I metodi di replica

Esistono due principali approcci di replica per gli ETF: la replica fisica e la replica sintetica, entrambe mirate a minimizzare l’errore di tracciamento rispetto all’indice di riferimento.

La replica fisica è la più comune tra gli emittenti di ETF e si divide in due categorie: completa e ottimizzata. Nella replica fisica completa, l’ETF include tutti i titoli dell’indice sottostante, mentre nella replica fisica ottimizzata l’ETF investe in un subset rappresentativo di questi titoli.

Dall’altro lato, la replica sintetica si articola in due forme: funded e unfunded. In entrambi i casi, si utilizzano contratti derivati, come gli swap, per emulare il rendimento dell’indice. La versione unfunded è attualmente preferita per la sua capacità di ridurre il rischio di controparte. In questo modello, l’ETF e la controparte swap scambiano periodicamente le performance di un paniere sostitutivo con quelle del benchmark dell’indice, aggiustando per il costo dello swap, se presente. Se il benchmark supera il paniere sostitutivo, l’emittente avrà un credito verso la controparte, ma in caso di default di quest’ultima, si potrebbero verificare perdite per gli investitori. Le normative UCITS limitano il rischio per controparte al 10% del patrimonio netto dell’ETF, ma spesso gli emittenti adottano ulteriori precauzioni per mitigare ulteriormente il rischio.

Il principale vantaggio della replica fisica risiede nella sua capacità di eliminare il rischio di controparte grazie alla segregazione dei beni; tuttavia, questa metodologia può risultare leggermente meno efficiente e più costosa rispetto alla replica sintetica.

Costi

Gli ETF presentano diversi costi, che si possono classificare in due categorie principali:

Costi incorporati nel Valore Patrimoniale Netto (NAV) del fondo, che sono quindi riflessi nell’andamento grafico del fondo stesso. Questi includono:

  • Commissioni di gestione.
  • Costi amministrativi, quali le spese per la banca depositaria, la pubblicazione delle quote, l’organizzazione delle assemblee, l’invio di comunicazioni, le spese legali, e altri costi simili.
  • Costi di transazione associati agli scambi di titoli all’interno del portafoglio, o le commissioni imposte dalle controparti negli swap.

È importante notare che i costi di gestione e amministrativi sono compresi nell’Indicatore di Spese Correnti, mentre i costi di transazione non sono inclusi e possono essere identificati solamente attraverso i flussi EMT.

Costi che si verificano al momento dell’investimento o del disinvestimento:

  • Lo spread bid/ask, che è il differenziale tra il prezzo di acquisto e di vendita osservabile al momento della transazione delle quote dell’ETF.
  • I costi di esecuzione delle operazioni, che sono applicati dalla banca, dalla Società di Intermediazione Mobiliare (SIM), o dal broker.

È rilevante sottolineare che gli ETF non prevedono costi di ingresso o di uscita, né commissioni di performance.

ETC (Exchange Traded Commodities)

Gli ETC e gli ETN (Exchange Traded Notes) si differenziano dai fondi comuni per il loro metodo di emissione: non vengono distribuiti come quote di fondi ma piuttosto come titoli di debito. Questa caratteristica li esclude dalla categoria degli organismi di investimento collettivo definiti dalla direttiva UCITS, quindi non sono soggetti ai relativi regolamenti. Tuttavia, possono essere considerati investimenti compatibili per i fondi UCITS, cioè possono essere inclusi tra gli asset acquistabili da tali fondi.

Per quanto riguarda la garanzia, gli ETC possono essere classificati in due categorie:

  • ETC con replica fisica, che sono garantiti da un attivo fisico. Questo tipo di ETC è tipico per le materie prime che si prestano a un facile stoccaggio, come i metalli preziosi (oro, argento, platino e palladio). In questo caso, il prezzo dell’ETC segue il prezzo spot della materia prima corrispondente.
  • ETC con replica sintetica, che invece utilizzano un contratto derivato per offrire esposizione alla materia prima. Questi ETC sono generalmente supportati da garanzie collaterali e il loro valore segue l’indice dei contratti future sulla materia prima in questione.

Futures e rolling sui contratti

Il contratto future è un accordo di compravendita a termine, in questo caso su materie prime. Tale contratto permette l’acquisto di un quantitativo definito di materia prima in una data futura prestabilita, conosciuta come “scadenza”, a un prezzo fissato al momento della stipulazione del contratto, denominato “Prezzo Forward”. Il future può essere trattato anche come un contratto derivato indipendente.

Nel contesto normale del Contango, un Exchange Traded Commodity (ETC) può subire perdite non direttamente correlate alle variazioni di prezzo della materia prima di riferimento, ma piuttosto legate alla necessità di aggiustare continuamente le posizioni per mantenere l’esposizione desiderata.

Gli ETC che utilizzano una replica sintetica della materia prima possono mostrare rendimenti significativamente diversi rispetto alla materia prima stessa, soprattutto se mantenuti per periodi medi o lunghi. Pertanto, si raccomanda di impiegare questi strumenti principalmente per operazioni speculative di breve termine, dell’ordine di pochi giorni.

ETN (Exchange Traded Notes)

Gli ETN sono strumenti finanziari che agiscono come obbligazioni zero-coupon e sono privi di scadenza, progettati per tracciare le performance di un indice specifico. Chi investe in ETN presta essenzialmente denaro alla banca emittente, diventando un suo creditore. Questo espone l’investitore al rischio di controparte, ovvero al rischio di perdere il capitale investito nel caso in cui la banca emittente fallisca. È possibile che gli ETN offrano opzioni di collateralizzazione per mitigare tale rischio.

Questi strumenti sono regolati dalla direttiva UCITS, che permette loro di coprire una gamma più ampia di classi di asset o indici rispetto a quanto normalmente consentito ai fondi comuni. Tuttavia, questa flessibilità si traduce in minori garanzie per gli investitori rispetto alle norme di diversificazione tipiche dei prodotti UCITS. Ad esempio, gli ETN possono investire in asset come le criptovalute, che sono esclusi dai fondi comuni.

Gli ETN possono anche incorporare strategie che utilizzano la leva finanziaria, potendo mirare a rendimenti sia positivi che negativi rispetto all’indice di riferimento, con leve che possono superare il rapporto di 2:1. Questo significa che possono amplificare i guadagni, ma anche aumentare i rischi di perdite.

La leva finanziaria

Gli Exchange Traded Products (ETP) a leva sono strumenti finanziari che mirano a replicare la performance giornaliera di un dato indice, moltiplicata per un fattore di leva specificato. Questo fattore di leva amplifica i rendimenti giornalieri dell’indice di riferimento. Tuttavia, per periodi di tempo superiori a un giorno, il rendimento complessivo di un ETP a leva può deviare notevolmente da quello inizialmente previsto a causa dell’effetto cumulativo della leva applicata giornalmente.

Gli Exchange Traded Notes (ETN) che utilizzano la leva o che adottano strategie short sono concepiti principalmente per operazioni di trading di breve termine. Non è consigliabile mantenere questi strumenti per periodi che superano la durata di una singola sessione di mercato, data la loro struttura e le dinamiche di rischio associate.