Quando Wall Street uscì nel dicembre del 1987, l’America era ancora scossa dal Black Monday: il 19 ottobre, il Dow Jones Industrial Average crollò di 508 punti in una sola seduta, segnando un -22,6% e registrando la peggior perdita giornaliera nella storia della Borsa USA. Il tempismo fu involontariamente perfetto: il film di Oliver Stone arrivò come una radiografia drammatica di un sistema finanziario ipertrofico, cresciuto all’ombra della deregolamentazione reaganiana, e capace di auto-alimentare bolle speculative scollegate dall’economia reale.
La genesi del film ha radici intime: Oliver Stone era figlio di Louis Stone, un vero stockbroker che lavorò per la Hayden Stone & Co. durante gli anni ’50 e ’60. Dopo aver vissuto sulla propria pelle l’implosione del sogno finanziario familiare, il regista cercò di raccontare quella “doppia economia” americana, dove la produzione industriale e i lavoratori (simbolizzati nel film da Carl Fox, sindacalista) vengono soppiantati dalla logica della finanziarizzazione dell’economia, dove il valore non si crea più producendo, ma speculando.
Il personaggio di Gordon Gekko è un concentrato dei predatori finanziari dell’epoca: Ivan Boesky, Carl Icahn, T. Boone Pickens, Michael Milken. La sua attività si fonda su operazioni di M&A ostili, con leva finanziaria elevata (leveraged buyouts) e uso sistematico di junk bonds (titoli ad alto rendimento e rischio emessi da aziende con basso merito creditizio).
Gekko compra società in difficoltà, le “smonta” vendendo gli asset a valore di mercato (realizzando così plusvalenze) e taglia la forza lavoro per incrementare l’EBITDA e giustificare valutazioni speculative. Questo approccio rappresenta una tipica strategia da asset stripping, favorita in quegli anni dalla scarsa tutela normativa per gli stakeholders diversi dagli azionisti.
Le informazioni privilegiate ottenute da Bud Fox (sulla compagnia aerea Bluestar) sono un caso da manuale di insider trading, vietato formalmente dal Securities Exchange Act del 1934, ma perseguito con maggiore incisività solo dopo lo scandalo Boesky (1986) e con la successiva intensificazione dell’attività della SEC sotto la guida di John Shad.
A differenza di molti film del settore, Wall Street fa largo uso di linguaggio tecnico autentico:
La precisione nei riferimenti non è casuale: Oliver Stone si avvalse della consulenza di ex trader, hedge fund manager e operatori NYSE reali, tra cui Asher Edelman. Il risultato è un film che, pur con licenze drammatiche, fotografa con precisione chirurgica le pratiche speculative dell’epoca.
Gli anni ’80 furono segnati da una serie di riforme strutturali e provvedimenti deregolatori che cambiarono il volto della finanza americana:
La crisi del Savings and Loan (iniziata proprio nel 1986-87) e l’impennata dei fallimenti aziendali legati a debiti junk resero quel mondo finanziario sempre più simile al casinò che Stone voleva denunciare.
Oliver Stone voleva creare un film-denuncia, un monito sul pericolo di un sistema che premia il profitto sopra ogni etica. Ma Gordon Gekko divenne un’icona culturale. In una sorta di cortocircuito etico, studenti di finanza cominciarono a citare “Greed is good” come motto motivazionale, e non come critica.
In un’intervista del 2009, Stone dichiarò:
«Gekko era il cattivo. Invece lo hanno preso come mentore. Non avevo previsto quanto sarebbe diventato affascinante l’immoralità, se ben recitata.»
L’effetto è simile a quello di Il Padrino per la mafia: la fascinazione per il potere ha superato la condanna morale.
Nell’epoca dei trader retail su Reddit, dei bitcoin, delle SPAC e degli ETF a leva, Wall Street resta un monito attualissimo. La tecnologia ha cambiato le forme, ma non le logiche: l’avidità è ancora lì, più sofisticata, più algoritmica, forse meno rumorosa, ma sempre “buona” agli occhi di chi ne trae profitto.
Gordon Gekko oggi sarebbe probabilmente a capo di un fondo quantistico con sede alle Bahamas, citato da Bloomberg e idolatrato su YouTube. Ma la sostanza non cambia: “l’informazione è la commodity più preziosa” — e Wall Street resta un’operazione chirurgica sul cuore del capitalismo contemporaneo.
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