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Insights

Wall Street (1987): Il cult di Oliver Stone che raccontò il cuore oscuro della finanza

20/05/2025

Wall Street (1987): Il cult di Oliver Stone che raccontò il cuore oscuro della finanza

Massimiliano Silla

Quando Wall Street uscì nel dicembre del 1987, l’America era ancora scossa dal Black Monday: il 19 ottobre, il Dow Jones Industrial Average crollò di 508 punti in una sola seduta, segnando un -22,6% e registrando la peggior perdita giornaliera nella storia della Borsa USA. Il tempismo fu involontariamente perfetto: il film di Oliver Stone arrivò come una radiografia drammatica di un sistema finanziario ipertrofico, cresciuto all’ombra della deregolamentazione reaganiana, e capace di auto-alimentare bolle speculative scollegate dall’economia reale.

Oliver Stone, la finanza come ferita personale

La genesi del film ha radici intime: Oliver Stone era figlio di Louis Stone, un vero stockbroker che lavorò per la Hayden Stone & Co. durante gli anni ’50 e ’60. Dopo aver vissuto sulla propria pelle l’implosione del sogno finanziario familiare, il regista cercò di raccontare quella “doppia economia” americana, dove la produzione industriale e i lavoratori (simbolizzati nel film da Carl Fox, sindacalista) vengono soppiantati dalla logica della finanziarizzazione dell’economia, dove il valore non si crea più producendo, ma speculando.

Gordon Gekko, tra insider trading e LBO

Il personaggio di Gordon Gekko è un concentrato dei predatori finanziari dell’epoca: Ivan Boesky, Carl Icahn, T. Boone Pickens, Michael Milken. La sua attività si fonda su operazioni di M&A ostili, con leva finanziaria elevata (leveraged buyouts) e uso sistematico di junk bonds (titoli ad alto rendimento e rischio emessi da aziende con basso merito creditizio).

Gekko compra società in difficoltà, le “smonta” vendendo gli asset a valore di mercato (realizzando così plusvalenze) e taglia la forza lavoro per incrementare l’EBITDA e giustificare valutazioni speculative. Questo approccio rappresenta una tipica strategia da asset stripping, favorita in quegli anni dalla scarsa tutela normativa per gli stakeholders diversi dagli azionisti.


Le informazioni privilegiate ottenute da Bud Fox (sulla compagnia aerea Bluestar) sono un caso da manuale di insider trading, vietato formalmente dal Securities Exchange Act del 1934, ma perseguito con maggiore incisività solo dopo lo scandalo Boesky (1986) e con la successiva intensificazione dell’attività della SEC sotto la guida di John Shad.

Un film tecnicamente accurato: gergo, dinamiche e strumenti

A differenza di molti film del settore, Wall Street fa largo uso di linguaggio tecnico autentico:

  • Arbitraggio: Gekko lo menziona nel contesto di fusioni.
  • Greenmail: pratica di acquisto ostile di azioni per costringere la società target a ricomprarle a prezzo maggiorato (una strategia che Gekko utilizza).
  • Flottante basso e alta volatilità: elementi cruciali per attacchi speculativi.
  • Call options e margin trading: strumenti derivati e leva che Bud Fox utilizza per operazioni rischiose.
  • Tassi d’interesse reali positivi: contestualizzati in un’epoca post-Volcker, con Fed Funds Rate a doppia cifra nella prima metà degli anni ’80, scesi poi gradualmente sotto Reagan.

La precisione nei riferimenti non è casuale: Oliver Stone si avvalse della consulenza di ex trader, hedge fund manager e operatori NYSE reali, tra cui Asher Edelman. Il risultato è un film che, pur con licenze drammatiche, fotografa con precisione chirurgica le pratiche speculative dell’epoca.

Contesto macro: Reaganomics, deregulation e crescita distorta

Gli anni ’80 furono segnati da una serie di riforme strutturali e provvedimenti deregolatori che cambiarono il volto della finanza americana:

  • Reaganomics: tagli fiscali massicci (soprattutto per i redditi alti), riduzione della spesa pubblica e deregolamentazione dell’industria finanziaria. Il top marginal tax rate passò dal 70% al 28% in meno di 10 anni.
  • Deregulation bancaria: dal Depository Institutions Deregulation and Monetary Control Act del 1980 al Garn-St Germain Act del 1982, le barriere tra banche commerciali e d’investimento iniziarono a sgretolarsi.
  • Crescita del debito privato: favorita da tassi reali in discesa e dalla liberalizzazione del credito, alimentò la crescita esponenziale dei corporate bonds e del mercato dei derivati OTC.
  • Indice P/E in crescita: lo S&P 500 passò da un P/E medio di 7-8 nel 1980 a oltre 17 nel 1987, segnale di una sovravalutazione alimentata da euforia e leva.

La crisi del Savings and Loan (iniziata proprio nel 1986-87) e l’impennata dei fallimenti aziendali legati a debiti junk resero quel mondo finanziario sempre più simile al casinò che Stone voleva denunciare.

Il paradosso dell’eroe negativo diventato mito

Oliver Stone voleva creare un film-denuncia, un monito sul pericolo di un sistema che premia il profitto sopra ogni etica. Ma Gordon Gekko divenne un’icona culturale. In una sorta di cortocircuito etico, studenti di finanza cominciarono a citare “Greed is good” come motto motivazionale, e non come critica.

In un’intervista del 2009, Stone dichiarò:

«Gekko era il cattivo. Invece lo hanno preso come mentore. Non avevo previsto quanto sarebbe diventato affascinante l’immoralità, se ben recitata.»
L’effetto è simile a quello di Il Padrino per la mafia: la fascinazione per il potere ha superato la condanna morale.

Conclusione: un film che parla anche al presente

Nell’epoca dei trader retail su Reddit, dei bitcoin, delle SPAC e degli ETF a leva, Wall Street resta un monito attualissimo. La tecnologia ha cambiato le forme, ma non le logiche: l’avidità è ancora lì, più sofisticata, più algoritmica, forse meno rumorosa, ma sempre “buona” agli occhi di chi ne trae profitto.


Gordon Gekko oggi sarebbe probabilmente a capo di un fondo quantistico con sede alle Bahamas, citato da Bloomberg e idolatrato su YouTube. Ma la sostanza non cambia: “l’informazione è la commodity più preziosa” — e Wall Street resta un’operazione chirurgica sul cuore del capitalismo contemporaneo.

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