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Insights

Mercato dell’arte: il governo spinge gli operatori all’estero

03/05/2025

Mercato dell’arte: il governo spinge gli operatori all’estero

Massimiliano Silla

Il mercato dell’arte italiano sta affrontando una fase critica a causa di recenti decisioni legislative che rischiano di penalizzare ulteriormente gli operatori del settore. Questo articolo, originariamente pubblicato da Massimiliano Silla, consulente finanziario indipendente, analizza le implicazioni del D.lgs. 201/2024 e le sue mancate riforme fiscali e normative.

Perché gli operatori del mercato dell’arte italiani si stanno spostando all’estero?

Il decreto legislativo D.lgs. 201/2024, che avrebbe dovuto introdurre agevolazioni per il settore culturale, non ha ridotto l’Iva sulle opere d’arte, mantenendola al 22%. Questo rende l’Italia meno competitiva rispetto a paesi come Germania (7%) e Francia (5,5%), spingendo galleristi, artisti e altri professionisti a trasferire attività all’estero per operare con aliquote più vantaggiose.

Quali sono le aliquote IVA sull’arte in Italia rispetto agli altri paesi europei?

In Italia l’Iva sulle opere d’arte è fissata al 22%, una delle più alte in Europa. Germania e Francia applicano invece aliquote agevolate: rispettivamente il 7% e il 5,5%. Questo squilibrio fiscale penalizza il mercato italiano, incentivando gli operatori a vendere e acquistare beni artistici in paesi con fiscalità più favorevole.

Come influisce il D.lgs. 201/2024 sulla circolazione delle opere d’arte?

Il decreto non ha modificato la soglia di valore per la libera circolazione delle opere d’arte, mantenendola a 13.500 euro. In altri paesi europei, come Francia e Regno Unito, questa soglia è significativamente più alta, semplificando il commercio internazionale. La rigidità della normativa italiana rende più complesse le transazioni, danneggiando la competitività del mercato domestico.

Quali categorie professionali sono colpite da queste scelte legislative?

Le decisioni del governo impattano l’intera filiera artistica: artisti (che faticano a vendere a prezzi competitivi), galleristi (costretti a operare all’estero), restauratori (con meno commissioni legate al mercato interno) e fiere d’arte (che perdono appeal internazionale a causa degli ostacoli normativi).

Perché la soglia dei 13.500 euro è problematica per il mercato dell’arte?

Una soglia così bassa obbliga gli operatori a seguire procedure burocratiche complesse per opere di valore superiore, come certificazioni e autorizzazioni. In paesi come la Francia, soglie più elevate (oltre i 50.000 euro) facilitano il commercio, attirando investitori e collezionisti stranieri a discapito dell’Italia.

Quali sono le conseguenze a lungo termine per il sistema dell’arte italiano?

La combinazione di Iva elevata e regole restrittive sulla circolazione rischia di:

  • Ridurre il volume d’affari nel mercato interno;
  • Spostare il baricentro degli investimenti verso l’estero;
  • Indebolire la presenza italiana in fiere e eventi internazionali;
  • Danneggiare la tutela del patrimonio artistico, con meno risorse per la conservazione.

Esistono proposte per correggere queste criticità?

Gli esperti del settore chiedono da tempo un allineamento alle normative europee, con una riduzione dell’Iva almeno al 10% e un innalzamento della soglia di circolazione delle opere a 50.000 euro. Tuttavia, il D.lgs. 201/2024 ha ignorato queste richieste, lasciando il sistema dell’arte italiano in una posizione di svantaggio.

Conclusione

Le scelte del governo delineate nel D.lgs. 201/2024 rischiano di accelerare la fuga all’estero di professionisti e capitali nel mercato dell’arte.

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