Il mercato dell’arte italiano sta affrontando una fase critica a causa di recenti decisioni legislative che rischiano di penalizzare ulteriormente gli operatori del settore. Questo articolo, originariamente pubblicato da Massimiliano Silla, consulente finanziario indipendente, analizza le implicazioni del D.lgs. 201/2024 e le sue mancate riforme fiscali e normative.
Il decreto legislativo D.lgs. 201/2024, che avrebbe dovuto introdurre agevolazioni per il settore culturale, non ha ridotto l’Iva sulle opere d’arte, mantenendola al 22%. Questo rende l’Italia meno competitiva rispetto a paesi come Germania (7%) e Francia (5,5%), spingendo galleristi, artisti e altri professionisti a trasferire attività all’estero per operare con aliquote più vantaggiose.
In Italia l’Iva sulle opere d’arte è fissata al 22%, una delle più alte in Europa. Germania e Francia applicano invece aliquote agevolate: rispettivamente il 7% e il 5,5%. Questo squilibrio fiscale penalizza il mercato italiano, incentivando gli operatori a vendere e acquistare beni artistici in paesi con fiscalità più favorevole.
Il decreto non ha modificato la soglia di valore per la libera circolazione delle opere d’arte, mantenendola a 13.500 euro. In altri paesi europei, come Francia e Regno Unito, questa soglia è significativamente più alta, semplificando il commercio internazionale. La rigidità della normativa italiana rende più complesse le transazioni, danneggiando la competitività del mercato domestico.
Le decisioni del governo impattano l’intera filiera artistica: artisti (che faticano a vendere a prezzi competitivi), galleristi (costretti a operare all’estero), restauratori (con meno commissioni legate al mercato interno) e fiere d’arte (che perdono appeal internazionale a causa degli ostacoli normativi).
Una soglia così bassa obbliga gli operatori a seguire procedure burocratiche complesse per opere di valore superiore, come certificazioni e autorizzazioni. In paesi come la Francia, soglie più elevate (oltre i 50.000 euro) facilitano il commercio, attirando investitori e collezionisti stranieri a discapito dell’Italia.
La combinazione di Iva elevata e regole restrittive sulla circolazione rischia di:
Gli esperti del settore chiedono da tempo un allineamento alle normative europee, con una riduzione dell’Iva almeno al 10% e un innalzamento della soglia di circolazione delle opere a 50.000 euro. Tuttavia, il D.lgs. 201/2024 ha ignorato queste richieste, lasciando il sistema dell’arte italiano in una posizione di svantaggio.
Le scelte del governo delineate nel D.lgs. 201/2024 rischiano di accelerare la fuga all’estero di professionisti e capitali nel mercato dell’arte.
OCF n. 2425 del 19/03/2024
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