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Insights

Accordo USA-Cina: tregua commerciale strategica o solo una pausa tattica?

27/06/2025

Accordo USA-Cina: tregua commerciale strategica o solo una pausa tattica?

Massimiliano Silla

Contesto: una dichiarazione, poche certezze

Giovedì sera, durante una conferenza alla Casa Bianca, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato di aver firmato un accordo commerciale con la Cina. Senza entrare nei dettagli, Trump ha definito l’intesa come una svolta “storica”, affermando che “la Cina si aprirà come mai prima d’ora”. Tuttavia, nessun documento ufficiale è stato diffuso e da parte cinese le informazioni restano ancora frammentarie.

Un’intesa tra molte altre in attesa

Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, l’accordo con Pechino è uno dei pochi a essere stati effettivamente siglati — a fronte di una lunga lista di intese “in dirittura d’arrivo” che però restano ancora avvolte nella nebbia. La stessa sospensione dei dazi, annunciata da Trump il 9 aprile scorso, è destinata a scadere il 9 luglio: se non prorogata, potrebbe riaccendere nuove tensioni. In questo clima, gli accordi appaiono più come strumenti tattici che come veri e propri pilastri strategici di lungo periodo .

La posizione di Pechino

Il giorno seguente, il Ministero del Commercio cinese ha confermato l’esistenza di un “quadro d’intesa” con gli Stati Uniti, specificando che tra i punti principali figura l’autorizzazione controllata all’esportazione di terre rare — materiali fondamentali per l’industria high-tech globale. In cambio, Washington dovrebbe alleggerire alcune restrizioni imposte negli ultimi anni nell’ambito della guerra commerciale.

Cosa c’è davvero in gioco

Le terre rare: una risorsa strategica
Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici indispensabili per la produzione di componenti elettronici avanzati, veicoli elettrici, turbine eoliche, droni e semiconduttori. La Cina detiene circa il 60% della produzione mondiale e, negli ultimi mesi, ne aveva fortemente limitato l’esportazione come leva di pressione geopolitica.
Con questo nuovo accordo, Pechino si impegna a rilasciare licenze di esportazione verso gli Stati Uniti, mentre Washington si dice pronta a ritirare alcune contromisure commerciali una volta ricevute le forniture.

Dazi e tariffe: tregua parziale
Sul fronte delle tariffe doganali, le novità sono meno eclatanti.
I negoziati avviati a maggio a Ginevra e proseguiti a Londra hanno prodotto un’intesa di principio tra il segretario al Commercio statunitense Howard Lutnick e il vicepremier cinese He Lifeng. L’accordo prevede la sospensione o riduzione di alcune misure restrittive, ma non l’eliminazione completa dei dazi.
Restano in vigore, ad esempio, le tariffe su acciaio, alluminio e alcune categorie legate a prodotti chimici e farmaceutici, come il fentanyl. E soprattutto, rimane attiva la tariffa generale del 10% introdotta da Trump dopo il “Liberation Day” del 2 aprile. Alcuni settori, come l’automotive, restano colpiti da dazi fino al 25% .

Impatto sulle due economie

Stati Uniti
Nel primo trimestre del 2025, il PIL americano ha registrato una contrazione dello 0,5% su base annua. Uno dei fattori scatenanti è stato l’aumento preventivo delle importazioni da parte delle imprese, nel timore di nuovi rincari doganali. Gli investitori restano nervosi, anche perché – secondo Il Sole 24 Ore – la strategia commerciale di Trump continua a cambiare rotta, alimentando incertezza e volatilità nei mercati finanziari.

Cina
Il rallentamento è ancora più marcato. Tra gennaio e maggio, i profitti industriali cinesi sono calati del 9%, con il settore dell’automotive tra i più colpiti. Le restrizioni su terre rare e semiconduttori hanno inoltre frenato gli investimenti internazionali nel Paese.
L’accordo, se pienamente implementato, potrebbe mitigare questi effetti negativi e avviare una fase di maggiore stabilità per entrambe le economie.

Questioni ancora aperte

    Mancanza di trasparenza
    Nonostante gli annunci, mancano i dettagli concreti: non sono noti i termini esatti dell’accordo, né le tempistiche per l’entrata in vigore delle misure concordate. Pechino parla di un “quadro”, ma senza riferimenti a date o volumi commerciali.

    Persistenza dei dazi
    L’accordo non pone fine alla guerra commerciale: molte tariffe restano attive, in particolare nei settori più sensibili per la sicurezza nazionale americana. Inoltre, il termine della sospensione dei dazi si avvicina: se non verrà prorogato, l’intesa potrebbe risultare inutile.

    Geopolitica e nuove alleanze
    Washington potrebbe cercare di replicare lo schema dell’accordo anche con altri Paesi strategici, come l’India o la Gran Bretagna, ma Il Sole 24 Ore avverte: molte trattative sono bloccate da ostacoli politici e divergenze tecniche, e rischiano di produrre intese deboli e ambigue .

    Perché questo accordo conta

    Tecnologia e sicurezza
    Le terre rare sono la spina dorsale della transizione tecnologica e verde. Un loro accesso più stabile è fondamentale per settori come l’auto elettrica, la difesa e l’intelligenza artificiale.

    Stabilizzazione dei mercati
    Una tregua, anche temporanea, tra USA e Cina può rassicurare gli investitori e dare respiro alle borse, particolarmente sensibili ai colpi di scena geopolitici. Tuttavia, la sensazione di instabilità e ambiguità potrebbe frenare la ripresa degli investimenti.

    Modello negoziale da replicare
    La logica di scambio tra liberalizzazione tecnologica e riduzione dei dazi potrebbe rappresentare un precedente importante per future trattative commerciali multilaterali. Ma senza chiarezza e continuità, il modello rischia di restare inapplicato.

      Conclusione: una tregua fragile ma significativa

      L’accordo tra Stati Uniti e Cina, pur privo al momento di un quadro dettagliato, rappresenta un primo passo verso una distensione commerciale dopo anni di tensioni.
      Ma restano molte incognite: la reale portata dell’intesa, la sua attuazione pratica e l’impatto nel lungo periodo sono tutti aspetti ancora da verificare.
      Come sottolinea anche l’ex commissaria europea al commercio, Cecilia Malmström, Trump potrebbe “cambiare idea continuamente” — e con lui l’equilibrio dell’intero sistema commerciale globale .
      In un mondo dove le dinamiche economiche si intrecciano sempre più con quelle geopolitiche, questa tregua — seppur fragile — è un segnale da osservare con attenzione. Soprattutto per chi guarda ai mercati con una prospettiva globale e di medio-lungo termine.

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